Hortus Incomptus | ortaggi
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Verso fine giugno

Siamo nella parte più bella dell’estate. Non c’è ancora la cappa di afa tipica delle estati da queste parti. Tutto verdeggia e fiorisce. Il giardiniere ha il suo daffare a innaffiare, ma il rigoglio lo ricompensa delle fatiche.

Ci sono le rose, qualche pomodoro immaturo, i fiordalisi, le petunie, i piselli odorosi.

Le petunie sono quelle dei vecchi giardini del tempo che fu. Ho comprato i semi da Chiltern Seeds, un ottimo fornitore inglese, con un catalogo davvero interessante, già nel formato, con descrizioni dense, succose e spesso ironiche. Credo che in inglese si chiamino vining petunias; la mia nonna le chiamava campanelle. Da lei, nella casa in collina, nascevano tra le crepe dell’asfalto, riseminandosi di anno in anno. Le ho cercate per anni e finalmente le ho ritrovate. Hanno un profumo celestiale, un po’ greve, e tinte pastello molto discrete. Niente a che vedere con le volgari surfinie, che pure hanno un loro fascino; purtroppo non le sopporto molto, anche se devo ammettere che colorano i balconi come pochi altri fiori. Hanno praticamente soppiantato i pelargoni, visto che il Cacyreus marshalli ne fa strage, da un po’ di anni.

I piselli odorosi (Lathyrus odoratus) sono una vera iattura. Mi ero già ripromesso di non riseminarli più. Quest’anno ho tentato di nuovo perché un’amica me ne ha regalato due buste. Dànno un tocco da cottage garden che non mi dispiace affatto, è vero, ma nei nostri climi (afa, umidità, niente piogge) non ne vogliono sapere di prosperare e si ammalano, in sequenza, di ogni possibile piaga: afidi, ragnetti rossi, mal bianco. Cocktail esiziale, anche se concedo loro il beneficio dell’eutanasia estirpandoli prima che crepino. Lidia Zitara in Giardiniera per diletto dedica qualche pagina ai consigli per la loro coltivazione. Non che io non li segua… Però proprio non vengono. Perlomeno hanno fatto in tempo a fiorire, prima di morire anzitempo!

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Metà giugno: ancora fiori e qualche frutto…

Giornate terse, caldo ancora sopportabile, tanti fiori che si succedono. La facelia seminata da poche settimane è già in fiore e attira, come da copione, api e altri insetti. Non così tante api come mi sarei aspettato, considerando la fama di pianta mellifera della facelia. In ogni caso, va in fiore rapidamente e altrettanto rapidamente sfiorisce.

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In un angolo ombroso e fresco si rintana un rospone. I malvoni (che nome sgraziato!) o malvarose (ben altra cosa, ma sono sempre loro!) sono ormai in fioritura: alte colonne di un rosso rubino che non è che mi aggradi poi tanto… ma sono nate da sé, sicché non resta che ringraziare e stare a osservare se e quanto si allargheranno o ibrideranno negli anni a venire. Ci sono poi le prime ipomee, una vera iattura: si riseminano allegramente di anno in anno e da me sono uno dei banchetti preferiti del ragnetto rosso. Infine, ci sono ancora le spighe fitte e ramificate delle speronelle, tutte viola-blu.

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Nascosti da fronde e frasche, negletti, in ogni modo osteggiati da un ortolano fallito, che agli ortaggi preferisce i fiori, riescono comunque sparuti frutti della terra: pomodori, cipolle, barbabietole di Chioggia (dai cerchi concentrici bianchi e rosa).

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Ecco i miei passi giapponesi attraverso il giardino di fronte, in una foto alla luce serotina. Si prefigura il caos vegetale, la giungla che il giardino diventerà a luglio. Per ora ha un che di fatato e come di sospeso.

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