Hortus Incomptus | Libri
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Libri

Maria Brambilla, Il giardino in inverno, Giunti, 2009

Il giardino in inverno si fa forma e volume, linea e superficie. Si presta, nudo o in vesti dimesse, allo sguardo di novello geometra e progettista del giardiniere. Rimangono i pieni delle sole sempreverdi, conifere o meno che siano. Per il resto, prevalgono i vuoti delle chiome e la nudità dei rami spogli stagliati contro il cielo. Nei pochi giorni di nitore terso e assolato, col gelo, le ragnatele sospese si fanno leggibili. Se si è avuta cura di risparmiare gli steli delle perenni, si può godere dei loro disegni essenziali. Tutto è coperto di un velo granuloso di ghiaccio, come una pruina spessa. Quando invece il clima è uggioso, quando le nebbie infradiciano ogni angolo, viene meno tutta questa poesia struggente e fiabesca: non c’è che fanghiglia, sfatticcio di foglie, marciume ovunque.

Questa guida superlativa conduce alla scoperta del giardino invernale e degli elementi del suo linguaggio: siepi, vialetti, alberi, cortecce, bacche, arbusti, graminacee, conifere, sempreverdi, vasi, muretti, sculture… Per chi – come me – non sa rinunciare alle fioriture quando pensa al giardino, c’è anche una sezione dedicata ai fiori che sfidano i geli: ellebori, crochi, bucaneve, eriche… Molto ricca l’analisi degli arbusti, dalle camelie al gelsomino di San Giuseppe (Jasminum nudiflorum). Ancora più approfondita la disamina delle bacche, con l’immancabile attenzione per i cinorrodi. Il libro è agile e ha uno stile affabulatorio, ma i riferimenti culturali e storici sono succulenti e curati; le illustrazioni sono eccellenti; tabelle e schemi hanno buon valore didattico. Chiude il volume un elenco di piante suddivise per tipologia e scelte per gli elementi che le rendono interessanti in inverno: foglie, fiori, bacche, frutti e semi, corteccia, silhouette. Precisi anche gl’indici.

 

Brent Horvath, The Plant Lover’s Guide to Sedums, Timber Press, 2014

Questo è il primo manuale della serie che ho acquistato. La qualità grafica e fotografica è all’altezza del mercato angloamericano del settore, ossia elevata. La serie è blasonata, nel senso che ha il patrocinio dei Kew Gardens.

L’autore del libro sui sedum è un giovane vivaista americano specializzato in queste meravigliose e versatili succulente. Nel volume si fa anche un po’ d’ordine e chiarezza tassonomica, ripercorrendo le recenti risistemazioni nella nomenclatura. Ad esempio, molte Sedum spp. sono diventate Hylotelephium spp., ed è questa la novità principale.

Come gli altri volumi della serie, ho poi scoperto, anche quello sui sedum è scandito in sei sezioni: perché amarli, come adoperarli, capirne le caratteristiche, principali specie ibridi varietà, coltivazione e moltiplicazione; seguono gli apparati, molto utili e pressoché completi (c’è persino una breve bibliografia).

Che dire dei sedum? Facile innamorarsene e volerli collezionare tutti. Questo libro può senz’altro alimentare la bulimia del collezionista vegetale. I miei preferiti sono quelli a fiore rosa e porpora a fioritura tardo-estiva o autunnale, come ‘Carl’, ‘Class Act’, ‘Herbstfreude’, ‘Mr. Goodbud’, ‘Brilliant’. Ce ne sono però per tutti i gusti, comprese le modeste erba pignola ed erba borracina. E non può mancare Sedum palmeri (vulgo: “borracina di Palmer”) onnipresente salvezza di tutte le posizioni più infelici e neglette dei balconi e terrazzi d’Italia (perfino l’autore ce ne dà notizia), quasi emblema della resilienza vegetale a dispetto di ogni pollice nero.

 

Eliana Ferioli, Il giardino dei colori, Giunti, 2009

Un libro di Eliana Ferioli è, di norma, una garanzia: a lungo direttrice di Airone (prima della “svolta”) e di Gardenia, coniuga una scrittura irreprensibile alla vasta e profonda conoscenza del mondo delle piante.

Questo bellissimo volume riprende il capitale Colour in Your Garden di Penelope Hobhouse (1985), tre decenni dopo e più. Dopo un ampio excursus introduttivo di tipo storico-culturale, il manuale diventa più pratico, di taglio progettuale. Il cuore è l’analisi colore per colore, con indicazioni sugli abbinamenti consigliabili – per analogia o contrasto – e sull’effetto visivo delle singole tinte o dei singoli accostamenti. Come in tutti i volumi della serie, in chiusa si trova un utilissimo repertorio molto ben organizzato: la “Guida alla scelta delle piante”.

Abbinare i colori è saggio e utile, ma a volte piace lasciar fare alla natura. Si possono avere molte sorprese. A volte sarei tentato di togliere una plantula di cui già riconosco la specie perché so che in un dato contesto sarà come la stecca del musicista; di solito, però, mi fermo e le lascio una chance… Raramente mi pento.

 

Eliana Ferioli, I profumi del giardino, Giunti, 2010

Analogo al precedente, questo libro si concentra sull’olfatto. I giardinieri più raffinati sanno orchestrare le loro sinfonie vegetali in modo che anche questo senso sia vellicato e soddisfatto. Io, che sono solo un apprendista pasticcione, e anche un po’ iposmico, non sono così bravo, pur amando il profumo di foglie e fiori a volte più di forme e colori.

Basta poco a permeare un’area piccola o grande di profumi, se si progetta con buon senso e lungimiranza. I vicini della casa di fronte hanno una piccola siepe di Trachelospermum (o Rhincospermum) jasminoides, il classico, onnipresente falso gelsomino. Ebbene, bastano quelle poche piante a rendere le giornate estive grevi di effluvi vanigliati. Mi viene in mente che, più giù lungo la stessa via, un altro vicino ha un’enorme lavanda che trasborda dalla recinzione e spande aromi pungenti al solo tocco del passante.

Tornando al libro, non è sofisticato nell’analisi dei profumi (per fortuna, giacché servirebbero competenze da profumieri, temo) ma segue un ragionevole criterio orticolo: suddivide le piante odorose per tipologia, per stagionalità e per parte profumata (foglie o infiorescenze). Molto interessante.

 

Linda Beutler, The Plant Lover’s Guide to Clematis, Timber Press, 2016

Ormai ho deciso di cedere alla compulsione di averli tutti, i volumi di questa collana deliziosa. Anche questo, come gli altri, è davvero curatissimo, sia dal punto di vista grafico sia per quel che riguarda i contenuti. Questa guida alla clematide è stata redatta dalla prima presidente donna della International Clematis Society.

A me, con le clematidi, è successo come per le rose. A lungo mi son detto: “Non ne voglio, non ho posto, le hanno tutti”, per poi lasciarmi conquistare a mia volta, inguaribilmente. Ne ho solo due esemplari, a dire la verità, entrambi giovani. Chissà come si troveranno qui da me… Una è Clematis montana rubens, l’altra Clematis armandii ‘Snowdrift’ (o ‘Apple Blossom’? Son già riuscito a perdere il talloncino con le notizie sulla pianta…).

Cercando quest’ultima sulla guida di Timber Press, ecco la ferale scoperta: è relegata a un riquadro informativo in cui già il titoletto è eloquente: “Clematis armandii et al.”, come dire: “quelle lì”… E in effetti, la scheda è una sostanziale stroncatura delle specie sempreverdi, di cui si lamenta l’esuberanza, la breve fioritura, la propensione a soffocare altre piante e via elencando. Peccato: io mi ero innamorato di questa specie vedendola in un giardino dove ad aprile è proprio uno spettacolo. Speriamo bene, non vorrei aver fatto l’ennesima scelta inconsulta!

Per il resto, nulla da dire, la guida è validissima, come le altre del resto.