Hortus Incomptus | api
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Metà giugno: ancora fiori e qualche frutto…

Giornate terse, caldo ancora sopportabile, tanti fiori che si succedono. La facelia seminata da poche settimane è già in fiore e attira, come da copione, api e altri insetti. Non così tante api come mi sarei aspettato, considerando la fama di pianta mellifera della facelia. In ogni caso, va in fiore rapidamente e altrettanto rapidamente sfiorisce.

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In un angolo ombroso e fresco si rintana un rospone. I malvoni (che nome sgraziato!) o malvarose (ben altra cosa, ma sono sempre loro!) sono ormai in fioritura: alte colonne di un rosso rubino che non è che mi aggradi poi tanto… ma sono nate da sé, sicché non resta che ringraziare e stare a osservare se e quanto si allargheranno o ibrideranno negli anni a venire. Ci sono poi le prime ipomee, una vera iattura: si riseminano allegramente di anno in anno e da me sono uno dei banchetti preferiti del ragnetto rosso. Infine, ci sono ancora le spighe fitte e ramificate delle speronelle, tutte viola-blu.

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Nascosti da fronde e frasche, negletti, in ogni modo osteggiati da un ortolano fallito, che agli ortaggi preferisce i fiori, riescono comunque sparuti frutti della terra: pomodori, cipolle, barbabietole di Chioggia (dai cerchi concentrici bianchi e rosa).

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Ecco i miei passi giapponesi attraverso il giardino di fronte, in una foto alla luce serotina. Si prefigura il caos vegetale, la giungla che il giardino diventerà a luglio. Per ora ha un che di fatato e come di sospeso.

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ospiti graditi

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farfalla

Il giardino fiorito, quando e dove splende il sole, si popola di ospiti che sono – ovviamente – i benvenuti. Be’, ripensandoci non è poi così ovvio.

La repulsione per insetti, ragni, piccoli rettili e anfibi, persino piccoli mammiferi è, mi pare, radicata in ognuno di noi e talora assume l’habitus di franca fobia. Come giardinieri occorre però educarsi ad amare e accogliere tanti piccoli animali utili e, in fin dei conti, simpatici e interessanti. Per carità, ogni tanto il senso di orrore riemerge, e ci si può ritrovare a roteare le mani sopra la testa perché sorpresi da un ronzio minaccioso, pronti a spiaccicare qualsivoglia incauta bestiaccia volante (per poi magari sentir riemergere nella memoria una vocina che recita Little Fly,/Thy summer’s play/My thoughtless hand/Has brush’d away). 

Ma il più delle volte, il buon giardiniere accoglie, osserva, fotografa i suoi compagni di lavoro con ammirazione e riconoscenza (ammirazione per la leggiadria e levità delle farfalle, riconoscenza per l’operosità delle api e dei bombi). Ovviamente non sposo in modo fideistico l’ideologia del giardino naturale al punto da non lottare contro piccoli roditori, piccioni, scarafaggi, vespe, calabroni, vipere. In questo caso prevale in me l’igienismo e una paura forse eccessiva di potenziali punture o malattie. Con le formiche, invece, sono clemente e non imbraccio le armi contro di loro. Anche se, a dire il vero, di danni sembrano combinarne parecchi: traghettano gli afidi ovunque, balie agguerrite e opportuniste, e li difendono strenuamente; formano cumuli di sabbia e terra ovunque; costruiscono la bica dove meno vorrei; pungono (senza gravi danni) i boccioli di alcune piante (le peonie, in particolare); disperdono i semi di alcune erbacce a loro gradite. Eppure non mi sono mai entrate in casa.

Ci sono tuttavia moltissime persone che non depongono le armi contro nessun nemico: sterminano senza pietà persino le povere lucertole (utili insettivore). Esistono o sono esistite anche false credenze, talora avallate dalla scienza coeva, alla base di alcune di queste crociate – credenze che variano qual piuma al vento col mutare delle mode, anche in àmbito scientifico: leggo in un manuale di orticoltura di un illustre accademico, del 1948 (undecima [sic] edizione!) per altri versi prodigo di spunti interessanti, che anche i lombrichi sarebbero da annoverare tra i nemici di cui sbarazzarsi. Poveri lombrichi! Certo, sono viscidi e umidicci, e si dividono in parti dotate di vita propria che si divincolano orridamente quando trinciati da una vangata. Ma chi sa quali portentosi meriti vantino non può che rispettarli, magari con sacro timore e a debita distanza…

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